Archivi categoria: pensieri in libertà

Ed a gentile richiesta…

Non credevate di esservi liberati di me vero?  La Signora dei Sogni è sempre qui, legge, sorride,  annusa, a volte sente l’impulso di scrivere, ma poi… i siciliani la chiamerebbero lagnusia, io la chiamo noia da ‘saturazione’.   Dopo quasi 6 anni  di frequentazione più che assidua, mi pare che questo mondo abbia detto tutto, o forse no,  ma sicuramente i lettori sono sempre gli stessi – e mi fa piacere – solo che  mi pare che manchi il contraddittorio. Mi pare che siamo i soliti 4 amici al bar, che si lamentano del governo e delle tasse, e che si attaccano a notizie di colore solo per trovare uno spiraglio di buona volontà.

Sono sempre arrabbiata, sempre ‘contro’ … lo so, e difficilmente mi passerà.  Però ci sono.

Facciamo così: voi partite per le ferie ed io tengo pulita la casa e Vi annaffio il giardino eh? 🙂

Piccoli gesti

Alzarsi senza fretta, prepararsi il caffè e, mentre i cereali si ammorbidiscono nel latte, uscire in terrazza  a controllare se il vento di questa notte ha fatto qualche danno. Rientrare in cucina, accendere la radio giusto in tempo per il giornale radio delle 8, fare colazione con il gatto sulle ginocchia che cerca di convincerti che anche a lui piacciono tanto i cereali…

Lavare ciotola e tazza e poi uscire nuovamente nell’aria fresca del mattino a controllare il sole che sta per inondare il cielo, e più distante, vedere le barche ormeggiate (sempre loro nella mia vita… e non sarà un caso) che dondolano cullate dal mare ancora un po’ increspato.  Annaffiatoio alla mano, curare le piante che attendono questi rari momenti di calma, visto che ormai, la sera arrivo troppo tardi per dedicarmi a loro.

Gesti lenti di un sabato mattina. Gesti solitari che mi riappacificano con la mia casa, in queste ore, ed ancora per poco, solo mia.

Rifare la camera, una doccia e via nel sole.

E’ solo un sabato, ma per me vale molto. E’ come tirare un respiro di sollievo in una vita piena di corse, affanni e arrabbiature giornaliere.

Forse solo un’altra pagina scritta di una vita che a volte amo ed a volte odio, guardando gli errori fatti. Ma mi dico che a questo non c’è rimedio. Il tempo va e non ti aspetta, non ha un tasto rewind per poter tornare indietro.

Quindi si va avanti, anche accontentandosi di questi piccoli e lenti gesti.

Ed il pensiero vola già a lunedì mattina. Forse un altro sollievo.

Creative Commons License

Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons

 

A volte ritornano

Quando ti rendi conto che, nonostante tutti gli incroci possibili,  la tua vita ha preso un’altra strada, quando hai smesso di guardare al passato e soprattutto di domandarti se e come avresti potuto indirizzare la tua e la sua vita, quando ti accorgi che è finito il tempo di fantasticare, anche se per tua natura, continui a sognare, ecco che la vita ti riserva ancora delle sorprese.

Un pomeriggio in centro, in mezzo alla gente, mano nella mano come fosse la cosa più naturale del mondo. Trovarsi sotto il porticato e salutarsi con un bacio, poi seduti ad un caffè a raccontarsi le nostre vite, scaldati dal sole primaverile e dai sorrisi. Come due parti di una conchiglia che per respirare si allontanano e poi si richiudono. Come essersi visti solo ieri. Senza sapere quando ci rivedremo.

E leggere sul suo volto una domanda inespressa: ci sarà ancora una prossima volta?

Non ne parliamo. Viviamo l’oggi. Come abbiamo fatto per gli ultimi 32 anni…

Creative Commons License

Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons

Passeggiando tra le antiche mura

Ci sono due cose che invidio a chi ha frequentato un liceo classico o linguistico: l’aver studiato Filosofia e Storia dell’Arte. Sono due materie di cui  sento la mancanza nel mio bagaglio culturale. E’ logico che nei programmi scolastici queste siano state ritenute superflue per chi frequentava – come me – una scuola tecnica, dirò di più, il fatto di averle ‘sostituite’ nel ciclo di studi con diritto, economia politica e scienza delle finanze, mi fa pensare di aver voluto rendere già da allora gli studenti più materialisti ed ‘aridi’. Per fortuna, con molti di loro non ci sono riusciti. Chi ha sete di conoscenza, non si è fermato a questi paletti imposti. Ed uso di proposito un verbo al passato. Non so quanti studenti moderni, spinti dalle proprie lacune, si lasceranno in futuro tentare dal voler colmare questi vuoti.  Io lo faccio, forse facilitata dalla mia cocciutaggine, o solo dall’essere cosciente della validità del detto ‘NON E’ MAI TROPPO TARDI’.

E così, in un sabato pomeriggio piovigginoso, dove turisti dell’weekend pasquale cercavano di districarsi tra spazi aperti come l’Acquario l’Euroflora ed i vicoli della città vecchia, io mi rintanavo tra le sale del Palazzo Ducale, a percorrere 120 anni di storia della pittura, quella che dalla raffigurazione delle cose e delle persone, si trasformava in raffigurazione della natura. Dal primo Courbet che rappresenta l’uomo piccolo, in basso a sinistra nel quadro, già non più protagonista, ed inizia a raffigurare solo la natura, per arrivare a Monet, Cézanne, Matisse, Renoir, Munch, Soutine, Bonnard, Braques  e Van Gogh.

Ma soprattutto una mostra dove la luce accesa del sole del Mediterraneo ed il blu intenso del suo mare stravolgono ed accendono  i colori.

“Non c’è blu senza il giallo e senza l’arancione.”
(Vincent Van Gogh)
 

 BUONA PASQUA  A TUTTI!

Creative Commons License

Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons



Il dado

E’ l’oggetto che nell’immaginifico è il simbolo della sorte. Ha sei facce, sei punti diversi, sei modi di rotolare sul tappeto, dà gioia o disperazione. E’ la casualità fatta oggetto, molto più di altri simbolismi usati per lasciare al caso – almeno in apparenza – le proprie decisioni. La moneta, la pietra dietro la schiena impongono una scelta secca: vado o sto, bianco o nero, destra o sinistra. Il dado no, in modo particolare quando non è solo. Il punteggio realizzato a cui si affida la vittoria o la sconfitta è a sua volta la somma di due casualità.

Ed io mi sento sempre più assomigliare ad un dado: ‘facce’ diverse, punteggi diversi, la casualità del modo di sentirmi e, parallelamente, di apparire agli occhi degli altri.

Ecco questo è il lato ‘professionale’: con una bella maschera in visto, gli darei il  6. Questa la parte ‘relazioni esterne’: le darei un 3, a volte un 2. Ecco il lato ‘diplomazia & pazienza’: a giorni alterni varia dal 4 all’1. Il lato romantico ha sicuramente un bel 5 secco, sempre pronta a partire per voli che a Pindaro gli farebbero un bel baffo.

C’è solo un problema.

Spesso il dado lo lanciano gli altri… e decidono loro quale sarà la mia faccia sul tappeto verde…

PS. Sono stanca. Stanca di parlare di politica, di catastrofi, di guerre, di stupidità umana. Ho la nausea. Ho voglia di evadere e riprendere a cazzeggiare come facevamo una volta. Un bel meme alla Maumozio, o l’organizzazione di un raduno con annessi e connessi, insomma le solite cazzate, o anche – ma solo per esempio eh! – … organizzare una mega festa di compleanno formato XL per i nuovi cinquantenni del 2011… insomma, ridatemi il sorriso, ve ne pregoooooo!

Creative Commons License

Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons