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Piccoli gesti

Alzarsi senza fretta, prepararsi il caffè e, mentre i cereali si ammorbidiscono nel latte, uscire in terrazza  a controllare se il vento di questa notte ha fatto qualche danno. Rientrare in cucina, accendere la radio giusto in tempo per il giornale radio delle 8, fare colazione con il gatto sulle ginocchia che cerca di convincerti che anche a lui piacciono tanto i cereali…

Lavare ciotola e tazza e poi uscire nuovamente nell’aria fresca del mattino a controllare il sole che sta per inondare il cielo, e più distante, vedere le barche ormeggiate (sempre loro nella mia vita… e non sarà un caso) che dondolano cullate dal mare ancora un po’ increspato.  Annaffiatoio alla mano, curare le piante che attendono questi rari momenti di calma, visto che ormai, la sera arrivo troppo tardi per dedicarmi a loro.

Gesti lenti di un sabato mattina. Gesti solitari che mi riappacificano con la mia casa, in queste ore, ed ancora per poco, solo mia.

Rifare la camera, una doccia e via nel sole.

E’ solo un sabato, ma per me vale molto. E’ come tirare un respiro di sollievo in una vita piena di corse, affanni e arrabbiature giornaliere.

Forse solo un’altra pagina scritta di una vita che a volte amo ed a volte odio, guardando gli errori fatti. Ma mi dico che a questo non c’è rimedio. Il tempo va e non ti aspetta, non ha un tasto rewind per poter tornare indietro.

Quindi si va avanti, anche accontentandosi di questi piccoli e lenti gesti.

Ed il pensiero vola già a lunedì mattina. Forse un altro sollievo.

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A volte ritornano

Quando ti rendi conto che, nonostante tutti gli incroci possibili,  la tua vita ha preso un’altra strada, quando hai smesso di guardare al passato e soprattutto di domandarti se e come avresti potuto indirizzare la tua e la sua vita, quando ti accorgi che è finito il tempo di fantasticare, anche se per tua natura, continui a sognare, ecco che la vita ti riserva ancora delle sorprese.

Un pomeriggio in centro, in mezzo alla gente, mano nella mano come fosse la cosa più naturale del mondo. Trovarsi sotto il porticato e salutarsi con un bacio, poi seduti ad un caffè a raccontarsi le nostre vite, scaldati dal sole primaverile e dai sorrisi. Come due parti di una conchiglia che per respirare si allontanano e poi si richiudono. Come essersi visti solo ieri. Senza sapere quando ci rivedremo.

E leggere sul suo volto una domanda inespressa: ci sarà ancora una prossima volta?

Non ne parliamo. Viviamo l’oggi. Come abbiamo fatto per gli ultimi 32 anni…

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Passeggiando tra le antiche mura

Ci sono due cose che invidio a chi ha frequentato un liceo classico o linguistico: l’aver studiato Filosofia e Storia dell’Arte. Sono due materie di cui  sento la mancanza nel mio bagaglio culturale. E’ logico che nei programmi scolastici queste siano state ritenute superflue per chi frequentava – come me – una scuola tecnica, dirò di più, il fatto di averle ‘sostituite’ nel ciclo di studi con diritto, economia politica e scienza delle finanze, mi fa pensare di aver voluto rendere già da allora gli studenti più materialisti ed ‘aridi’. Per fortuna, con molti di loro non ci sono riusciti. Chi ha sete di conoscenza, non si è fermato a questi paletti imposti. Ed uso di proposito un verbo al passato. Non so quanti studenti moderni, spinti dalle proprie lacune, si lasceranno in futuro tentare dal voler colmare questi vuoti.  Io lo faccio, forse facilitata dalla mia cocciutaggine, o solo dall’essere cosciente della validità del detto ‘NON E’ MAI TROPPO TARDI’.

E così, in un sabato pomeriggio piovigginoso, dove turisti dell’weekend pasquale cercavano di districarsi tra spazi aperti come l’Acquario l’Euroflora ed i vicoli della città vecchia, io mi rintanavo tra le sale del Palazzo Ducale, a percorrere 120 anni di storia della pittura, quella che dalla raffigurazione delle cose e delle persone, si trasformava in raffigurazione della natura. Dal primo Courbet che rappresenta l’uomo piccolo, in basso a sinistra nel quadro, già non più protagonista, ed inizia a raffigurare solo la natura, per arrivare a Monet, Cézanne, Matisse, Renoir, Munch, Soutine, Bonnard, Braques  e Van Gogh.

Ma soprattutto una mostra dove la luce accesa del sole del Mediterraneo ed il blu intenso del suo mare stravolgono ed accendono  i colori.

“Non c’è blu senza il giallo e senza l’arancione.”
(Vincent Van Gogh)
 

 BUONA PASQUA  A TUTTI!

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il punto della situazione

Vorrei sempre scappare, ma riesco a farlo solo nei miei sogni…

Vorrei sempre cambiare la mia vita, ma mi limito a quei piccoli ed ovvi passi che la sorte il fato o il destino mi consentono – come a tutti noi.

Sono due settimane che lavoro con obiettivi non miei, ma che nonostante questo, riesco a raggiungere. E lavoro con persone che stimo. E scusate se questo è poco.  La soddisfazione? vedere una faccia attonita, stupita, per il raggiungimento di un obiettivo che riteneva irraggiungibile.

Ora mi sorge un dubbio: quale dei due parametri mi si addice di più?

LAVORARE PER VIVERE

oppure

VIVERE PER LAVORARE?

Non mi voglio rispondere. Come disse quel leghista del Manzoni… [ops…battutaccia scappata 🙂 ], “ai posteri l’ardua sentenza”

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Vorrei

  • ritrovarmi a bordo di un jet che mi porta lontano, verso isole semi deserte, dove la cosiddetta ‘civiltà’ non sia ancora arrivata
  • passeggiare per strade e piazze e vicoli e mercatini affollati da volti sorridenti e allo stesso tempo silenziosi
  • salire in sella ad una moto per danzare con le curve ed i tornanti che salgono sulla collina da cui si vede il mare
  • sedermi in un bistrot davanti ad un pain bagnat, col rumore della Senna che scorre, scaldata dal tuo sorriso
  • svegliarmi una mattina in una casa in riva al mare, con una lama di sole che si posa sul mio viso, cullata dalla risacca e dal  ritmo del tuo respiro

Vorrei certezze… ed ho solo sogni.

Eppure, non so perchè, ma credo di essere un po’ fortunata ad avere ancora i miei sogni… e tu ti chiederai il perchè.

Perchè finchè restano sogni, ti scaldano in una giornata d’inverno

perchè finchè restano sogni, hai la speranza che diventino realtà

perchè finchè restano sogni, speri che la realtà li superi in emozioni

perchè, come diceva Shakespeare, siamo fatti della stessa materia dei sogni.

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