Archivi categoria: utopia

Perdersi o ritrovarsi?

Vai avanti, convinta di aver voltato pagina, di aver imparato dagli errori, e ti senti sulla buona strada.

Poi, un giorno qualunque, inizi a muoverti come se qualcuno ti avesse dato la carica. Ti prodighi, tiri fuori quella capacità di vedere il problema e proporre soluzioni,  mentre gli altri sono fermi, quasi pietrificati. Continui a muoverti come la solita trottola, finchè il movimento scema, proprio quando l’emergenza si è appena conclusa.

Allora ti fermi a pensare. [Ovviamente questo è un brutto vizio…]

Fissi il movimento appena cessato, lo rivivi, e ti guardi dal di fuori. Credevi di essere su una strada in discesa, piatta, e ad un certo momento ti si è parato davanti un bivio. Potevi andare verso destra e la strada sarebbe volata via di nuovo liscia, noiosa ed assolata. Hai scelto l’altra strada. Come sempre. Ed hai iniziato a salire una serie infinita di tornanti, di saliscendi, e di panorami mozzafiato.

E ti sei ricomplicata la vita…

 

bivio

Creative Commons License

Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons

Ho imparato a sognare… e non smetterò

Ultimi giorni di un giugno un po’ piovoso, che ci ha però regalato anche bellissime giornate. Rincorro in autostrada carovane di pendolari del mare, di turisti dell’weekend mordi e fuggi.

Svicolo tra orde di auto in fila per l’imbarco per le mete classiche di chi – fortunato – ha scelto luglio per le vacanze.

Ed io intanto sogno…

 

barriera_corallina1

Ma non è un sogno irraggiungibile… è solo ‘lontano’ nel tempo.

 

Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons

Passi nel vento

Il tempo inclemente mi costringe a rintanarmi nel collo a scialle del giaccone, nascondendo il naso nella mia fida "sciarpetta quotidiana". Nonostante ciò, il vento mi sferza il viso e la neve mi costringe quasi a socchiudere gli occhi. Tra le folate del vento che ulula tra le case sento risuonare i miei passi. Sono soltanto le 18 ma tutti sono rintanati in casa per via del freddo ed io cammino da sola in mezzo alla strada.

107f7e41be3396d370b4d419961ebc74

Come portati dalla bufera turbolenta mi arrivano a folate dei pensieri sparsi. Riflessioni tra me e me su cose che ho letto in giro, nel poco tempo che in questi giorni frenetici riesco a dedicare al mio relax. Cerco di mettervi ordine, ma è cosa alquanto difficoltosa. Pezzi di vita, politica e costume. Di sentimenti. Di gioie e dolori. Di rabbia e di amore. Di tutto un po’, come sempre. E non so perchè ma c’è qualcosa che mi riporta indietro nel tempo, e mi sovviene un pensiero, dapprima lieve e poi sempre più prepotente.

Potrete ingannare tutti per un po’,
potrete ingannare qualcuno per sempre,
ma non potrete ingannare tutti per sempre
(Abrahm Lincoln)

 

Ho raggiunto finalmente il portone di casa ed il caldo ristoratore mi accoglie. Mi specchio nel vetro e un dubbio mi assale: credo proprio di essere diventata metereopatica…

Creative Commons License

Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons

Una vita in due ore

C’è chi deve lasciar sedimentare le emozioni, chi, come me, le deve fissare subito, per mezzo della scrittura. Forse per colpa dell’impulsività o della paura di vederle scorrere via, o perchè non si riescono a contenere tutte all’interno di se stessi, o, semplicemente, per volerle condividere così come sono nate, senza filtri o ragionamenti o distorsioni che anche solo una notte di sonno possono causare.

Ci sono rappresentazioni teatrali che si apprezzano per i contenuti dell’opera originale, altri, più noti [e ciò vale soprattutto per i classici, le cui tematiche sono già state sviscerate ed inquadrate nel loro contesto storico dalla critica letteraria nel corso dei secoli] per la tecnica di recitazionne, le scenografie, ecc.

Ovvio che presenziare all’unica replica genovese del récital di uno scrittore fa sorgere dei dubbi. Lo scrittore è sempre dietro l’opera, difficilmente te lo aspetti su un palco. Meno che mai ‘questo’ scrittore. Figura da sempre schiva, quasi dimessa, che ad un certo punto della sua vita decide di mettersi davanti alla sua opera. Non so quale sia il suo scopo (*) – e forse non ce n’è solo uno – di sicuro non è quello di promuovere se stesso, perchè, e questo è assodato, non gli interessa. Non è affamato di gloria, fama, potere o ricchezza.

(*) forse l’ho compreso, ma me lo tengo per me, è una eventualità a cui non voglio pensare

E’ lì, quasi da solo, in compagnia di una chitarra, che annoda i Fili della sua vita con i suoi racconti, quelle storie di uomini che vedono  il mondo dal basso.  Prima il suo essere uomo del Sud, le sue riflessioni sul simbolismo che sgorga dal dialetto e la Napoli del dopoguerra, i calembour linguistici dello yiddish e le religioni monoteiste, le grandi migrazioni d’inizio secolo, il suo definirsi “l’uomo del secolo scorso”.  Pezzi di vita vissuta che ti fanno sorridere perchè pensi ‘io c’ero’…

Fili che annodati tra loro sono uno splendido tappeto.

E la sua figura si trasforma: non più lo scrittore istruito, politicamente impegnato, che per vent’anni ha fatto l’operaio emigrato. E’ un eroe romantico: deluso, sconfitto, ma non piegato dal tempo, che mantiene inalterata la sua visione della vita.

Due splendide ore in compagnia di Erri De Luca… 

erri_de_luca-2-0-115

Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons

Il fascino del personaggio

Sarei quasi tentata di lanciare un meme, ma so che queste idee sono di proprietà quasi esclusiva del Maumozio, ergo, mi limito a dar conto della mia …ehm… chiamiamola latitanza. Un po’ di lavoro tecnico con una specifica di ricondizionamento di un impianto datato (abbastanza impegnativo), un po’ di lavoro di traduzione economica (acc… a leggere in originale i forecast fatti dalla UE dal 1995 al 1998 mi viene da chiedermi: ma perchè hanno voluto l’euro?!?!?), un po’ di visite ospedaliere, et voilà, les jeux sont faits!

Per rilassarmi – e ne avevo bisogno – sono ricorsa al solito espediiente: una serata a teatro, tra guitti ed artisti, tra l’antico ed il moderno, ma sempre con quel fascino che su me ha una grande presa. Una volta, in uno di quei test perdigiorno, ho scoperto che nella mia vita precedente ero un ‘architetto’ del pensiero, ma secondo me si sbagliano: ero una commediante, un attore girovago, di quelli legati alla Commedia dell’Arte, mestieranti quasi sconosciuti ai più, ma capaci di dare tutto al loro personaggio, trasfigurando il proprio essere. 

La scelta dello spettacolo non poteva non cadere su una pièce che da sempre amo: il Cyrano de Bergérac! Hai voglia a citare personaggi epici e storici, da Achille ad Ulisse, passando per l’Orlando furioso e arrivando ai giorni nostri. Il protagonista del romanzo di Rostand è di un’attualità spaventosa. Non sono i suoi versi poetici ad attrarmi, benchè dedicati alla dama di cui mi onoro di portare il nome, ma è il suo anticonformismo, la sua voglia di andare contro, con sagacia e a volte con ingenuità. 

cyrano

Lo spettacolo di ieri sera, innovativo nell’ambientazione e nei costumi, con un Cyrano più intimo, sempre a metà tra la sua solitudine e le sue lotte contro i mulini a vento, eroe donchisciottesco, esente da ridondanza storica, che non potrebbe essere spiegata e raccontata nelle sole due ore e mezza della sua durata, rivaleggia, per maestria della recitazione del protagonista, con l’omonimo film, interpretato da quel mostro sacro del cinema e del teatro francese di Gérard Dépardieu.

Una bella serata, un volo utopistico verso la Luna, verso un sogno di libertà e giustizia.

“… io sono solo un povero cadetto di Guascogna,
però non la sopporto la gente che non sogna…”

 

 
  
 
 
Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons