C’è chi deve lasciar sedimentare le emozioni, chi, come me, le deve fissare subito, per mezzo della scrittura. Forse per colpa dell’impulsività o della paura di vederle scorrere via, o perchè non si riescono a contenere tutte all’interno di se stessi, o, semplicemente, per volerle condividere così come sono nate, senza filtri o ragionamenti o distorsioni che anche solo una notte di sonno possono causare.
Ci sono rappresentazioni teatrali che si apprezzano per i contenuti dell’opera originale, altri, più noti [e ciò vale soprattutto per i classici, le cui tematiche sono già state sviscerate ed inquadrate nel loro contesto storico dalla critica letteraria nel corso dei secoli] per la tecnica di recitazionne, le scenografie, ecc.
Ovvio che presenziare all’unica replica genovese del récital di uno scrittore fa sorgere dei dubbi. Lo scrittore è sempre dietro l’opera, difficilmente te lo aspetti su un palco. Meno che mai ‘questo’ scrittore. Figura da sempre schiva, quasi dimessa, che ad un certo punto della sua vita decide di mettersi davanti alla sua opera. Non so quale sia il suo scopo (*) – e forse non ce n’è solo uno – di sicuro non è quello di promuovere se stesso, perchè, e questo è assodato, non gli interessa. Non è affamato di gloria, fama, potere o ricchezza.
(*) forse l’ho compreso, ma me lo tengo per me, è una eventualità a cui non voglio pensare
E’ lì, quasi da solo, in compagnia di una chitarra, che annoda i Fili della sua vita con i suoi racconti, quelle storie di uomini che vedono il mondo dal basso. Prima il suo essere uomo del Sud, le sue riflessioni sul simbolismo che sgorga dal dialetto e la Napoli del dopoguerra, i calembour linguistici dello yiddish e le religioni monoteiste, le grandi migrazioni d’inizio secolo, il suo definirsi “l’uomo del secolo scorso”. Pezzi di vita vissuta che ti fanno sorridere perchè pensi ‘io c’ero’…
Fili che annodati tra loro sono uno splendido tappeto.
E la sua figura si trasforma: non più lo scrittore istruito, politicamente impegnato, che per vent’anni ha fatto l’operaio emigrato. E’ un eroe romantico: deluso, sconfitto, ma non piegato dal tempo, che mantiene inalterata la sua visione della vita.
Due splendide ore in compagnia di Erri De Luca…
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